La vera scatola dei segreti – Seconda Parte

Posted by admin | Brodo | martedì 29 Agosto 2006 15:31

Pordenone.
Concerto dei Ramones.
Johnny Ramone ma potrebbe
essere anche un altro dei “fratelli”
tanto non li ho mai saputi distinguere,
sta palesemente tirando gli ultimi.

Di supporto dovevano esserci i Senza Benza.
Invece ci sono i Sultans.
I Sultans?
Nessuno li ha mai sentiti nominare.
Credo sia siano formati solo per quel concerto.

Partiamo in una ventina da Trieste.

Avevamo scritto in fronte:
“facciamo scienze della comunicazione, adesso siamo cool
ma fra esattamente 10 anni saremo tra i peggiori dannati
nel girone dei precari”

Ma era il 1996.
E l’importante era sapere chi fossero: Pierre Levy,
i Built to Spill e Andrey Zulawsky.

Il bello del primo anno di università,
quando ti catapulti in un ambiente sociale
ex novo, è che puoi inventarti un passato
eroico senza che nessuno possa verificare.

C’era chi millantava di possedere chiuso in una teca l’asciugamano di Kurt Cobain
del concerto di Roma.
C’era chi ostentava di essere il vicino di casa di Zulù dei 99posse.
Un tizio dichiarava di aver fatto le superiori con Enrico Brizzi.

Mitopoiesi
.

Del concerto ho ricordi frammentati.
Quello che mi ricordo bene è il post-concerto.
Passato al pronto soccorso di Pordenone.
In venti ad assistere un amico.
Vittima di una rissa pogando.
Ha il labbro rotto e qualche livido.
E i racconti sono da brivido.
Un sapido mix di narrativa eroica,
con germi proto-leghisti.
Perchè l’amico
non è di Bolzano.
Picchiato perchè Terrone.
Siamo scandalizzati.

A distanza di un anno comincia
la triste decadenza.
Si invecchia.
Uscire non è poi così divertente.
Nemmeno i Ramones sono poi così divertenti.
Qualcuno si imborghesisce, io in primis, ascoltando la new wave.
Qualcuno scopre che è più divertente passare 8 ore al giorno su internet
che in facoltà. Io sono fra questi.

Ma la decadenza offre anche il volto umano della pietas.
E’ tempo di riflessività, pentimento e confessioni.
Attorno a una birra,
si scopre che l’amico non è mai stato picchiato.
Nessuno gli ha dato del terrone.
Nessun eroismo.

Quello che è accaduto è un po’ la storia
di chiunque si sia laureato in Scienze della Comunicazione.

E’ solo salito sul palco.
Per provare l’ebbrezza del suo primo stage diving.
Solo che sotto,
a raccoglierlo,
non c’era nessuno.

To be concluded….

Beat On The Brat accompagna l’attesa in pronto soccorso

La vera scatola dei segreti – Prima Parte

Posted by admin | Brodo | lunedì 28 Agosto 2006 11:23

Ieri avevo l’entusiasmo
e la verve di una Radenska
dimenticata nel baule della macchina.

Forse perchè era un week end fuori-Zona.
E meat-less.
Meat is Murder.
Poche proteine e solamente vegetali.
Troppi carboidrati.
E produzione di serotonina fuori norma.

Pre-depre.

Di solito ho un’alimentazione proteica da body builder.
Che non ho mai sfruttato.
Ma l’importante è che ci sia.
Mi consola.

E’ come vivere a Trieste.

“E’ figo perchè c’è il mare.
E in pausa pranzo puoi andare a fare due tuffi”
Mai andato in vita mia.
Troppo pigro.
Ma sapere che c’è mi fa star bene.

L’unico modo per frenare la discesa delle natiche sul divano
è un colpo di reni.

Cerco ristoro in alcune puntate di 4400
identificandomi in Maia Skouris.
Nel ruolo della Cassandra mi ci rivedo sempre.

Cerco soddisfazione nella lettura delle statistiche
di Joel Zumaya dei Detroit Tigers, uno che lancia a una media stratosferica
di 100 miglia orarie.

Cerco invidia nella lettura di Vogue,
prendendomi male per un Golf Scottish Tartan
di Viktor e Rolf.

Cerco rabbia nella rassegna stampa.
L’unica notizia degna di nota è la nascita del figlio di Lavinia Borromeo.

Apriamo parentesi.

Da un estratto di un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Lavinia Borromeo, anno 2005:
Ha amici poveri?
«Poveri poveri no».
E come mai non ha amici poveri?
«Dipende da che cosa si intende per povertà. Parliamo di persone che debbono lavorare per mantenersi?».

Chiudiamo parentesi.

Lavinia mi affossa.
Urge il più fetido dei colpi di reni.
Urge il rialzo dal tatami.
Entro in modalità Tatsumi Fujinami

Faccio scattare quel pericolosissimo ramo pedagogico materno fondato sul senso
di colpa:
1) simulare di aver qualcosa da fare
2) crederci
3) sentirsi in colpa nell’eventualità di non farlo

La mia mansarda ha bisogno di un restyling.
Simulo di dover pulire.
Simulo di dover dare un ruolo a un nuovo detergente
per il legno che ho comprato per noia.
Simulo di non aver correttamente posizionato i letti
secondo le regole di un Feng Shui tutto mio.

Ci credo.
E mi sto già sentendo in colpa.

Sposto i libri.
Sposto il kit per il massaggio ai piedi.

Comincio con il forziere d’epoca che custodisce i miei segreti
piantato accanto al comodino Ikea.
Non lo spolvero internamente dal settembre 2004.
Sono allergico alla polvere.
Recupero una mascherina bianca che utilizzavo nel mio oscuro
passato di metalmeccanico.
Lo apro.

To Be Conluded….

Accompagna la nostalgia: un pezzo qualsiasi dei Supersystem

Odiare

Posted by admin | Brodo | venerdì 18 Agosto 2006 16:42

LA LAV
Mi sono iscritto alla LAV.
Con gli animali ho un pessimo rapporto.
Gli animali domestici mi fan cagare.
Accarezzo la mia gatta con i guanti perchè sono allergico.
Non porterei mai a spasso un cane.
Ma tutto ciò non è socialmente accettabile.
Se non esclami “ciaoooo, dio mio ma sei bellissimo
al primo QuattroZampe che incontri per strada.
Se non elevi il tuo status passeggiando col Chow Chow
e col Pellicciotto D&G
tra i tavoli in vimini del Bar Commercio – Provincia di Oderzo.
Se.
Allora sei un paria.
La comunità ti sterilizza emarginandoti.
Era ora di mettere fine all’emarginazione.
Ora ho una tessera LAV.
Ora amo anch’io gli animali.

MACCARTISMO
Ho preso la macchina e sono andato
a Lignano – Provincia di Oderzo.
Vivere a Oderzo ti permette di essere un vero cosmopolita.
Coniughi mete trendy e mete pop
con una disinvoltura senza precedenti.
Usi le mete pop
per raccontare le vacanze trendy.
Favignana vs Lignano.
Isola di Ponza vs Bibione
Formentera vs Sagra di Camino.
Ovunque tu sia non ha importanza, l’importante è puntare un gomito al banco
e ordinare lo spritz.
E stupirti e scandalizzarti se ti rispondono:
What’s Spritz?

Campari, ergo sum.

Fuochi d’artificio di Ferragosto.
Terrazza Mare.
Di Lignano, non di Jesolo.
Quella cosa che sembra la baia di Sidney
in versione “abbiamo finito presto il cemento, altrimenti…”

Bum.
Fssshhhhhh.
Bum. Boo-Boo-Booom.
Odio i fuochi.
Finiscono i fuochi.
Passeggiamo verso il Tango Café.
Ordino un Pimm’s.
Sfila accanto a noi un noto PR di discoteche della riviera.
Con moglie e bambina.
Indossa una t-shirt Dutch.
Io rispondo con una polo Brooksfield.
Lo avviciniamo.
Convenevoli.
“Che merda de foghi”
Pausa.
“Se vede che li gà organizai el comun
Sti qua xé i classici foghi comunisti, xé i foghi de Prodi.
Ahahahaahaha.”
Pausa
“Doman ve invito tuti a vedar i foghi de Pineta.
I foghi privati. Li gavemo organizadi noi coi comercianti
de Pineta, xé i foghi più bei de tuta l’Italia.
Xé foghi capitaisti, ahahhaah, foghi liberal

Foghi.
Liberal.
Provo a concentrare tutta la mia potenza psionica sul suo rado capello
di quarentenne viveur.
Ma non prende fuoco.
Non arde vivo.
Non c’è verso.
Mi devo allenare di più.
Mia madre in questo periodo potrebbe essere un’ottima cavia.

MIMMO ROTELLA
Cammino per Lignano in una mattina di pioggia.
E’ la mattina dopo ferragosto.
E la mia insonnia mi ha svegliato alle 8.
Faccio slalom tra un esercito di Inglesine e Passeggini Chicco.
Esco con l’unico obiettivo di comprare un libro di poesie di Marina Cvetaeva.
Devo esibirlo in spiaggia.
Coniugare il mio costume Allen Cox con Marina Cvetaeva.
Devo provare il pendant.

Forse Lignano non è il posto giusto per la poesia russa.
Ma nelle librerie sabbiose ho spesso trovato cose impensabili.

La vetrina di Sbaiz mi toglie subito tutte le velleità intellettuali.
Con accostamenti strani e meravigliosi.
Dior steso su una composizione di Mimmo Rotella.
Lanvin e Givenchy anche.
Non capisco come Sbaiz possa sopravvivere a Lignano.

Sto affondando gli occhi su una blusa coloratissima di Antonio Marras.
Godo.
Accanto a me sosta un coetaneo.
In piedi.
Ma con lo sguardo basso.
E sul cartellino dei prezzi.
“Mamaaaaa vien vedar quanto ch’el costa sto giubott”
Si avvicina la madre.
“Otossentosessantaoto euro ‘pa ‘na merda del genere”.
“Ié mati”
“Ié fòra coe cartoine”
“Ma con otossentosessantaoto euri te portitu casa el giubott o anca el quadro?”
“Ahahaahaha”

Li odio.
Non dovrei odiarli.
Non dovrei prenderli in giro.
Perchè è la più classica e la più facile Satira del Villano.
Non dovrei odiarli.
Perchè forse odio di più la moglie del Cayennato locale
che se lo compra, il cappotto di Marras.
Senza sapere ciò che indossa.
Cosa faccio?
Chi odio?
Io devo odiare.

Decido di odiare le Alci del nuovo arcade
nella sala giochi sotto l’appartamento.
Un simulatore di caccia.
Non nel senso degli F-104.
No.
Simuli la caccia nei boschi.
Ammazzando alci.
Ammazzando poiane.
E’ un gioco per animalisti.
E io gioco con la tessera LAV.

Crisi Metropolitana di Giuni Russo copre la desolazione ferragostana

Fuori Onda

Posted by admin | Brodo | martedì 15 Agosto 2006 11:09

SHARM
“Com’è andata?”
“Di merda”
“Di merda? E perchè?”
Perchè Sharm fa cagare
“Anche il mare?”
“Sono andato due volte al mare il resto del tempo l’ho passato sulla tazza del cesso”
“Cagotto?”
“Sì. E poi in spiaggia c’erano più italiani che a Jesolo”
“Sharm la aprono solo per gli italiani…”
“Ti dico solo che a un certo punto al mercato mi volevano vendere scarpe a due euro..”
“E?”
“E per avvicinarmi mi dicevano “hey amico, ITALIA UNO!!!””
“Prende male”
“Malissimo”

COUNTRY HOUSE
Drin.
Libero.
“Salve sono Michela, Country House XYZ”
“Salve sono Enrico chiamavo perchè ho letto su Glamour del vostro agriturismo”
“E’ una Country House, non proprio un agriturismo eheeh”
“Scusi”
“Sì comunque ricordo l’articolo, mi fa piacere…”
“Volevo sapere se c’era posto per l’ultima settimana di agosto”
“In quanti siete?”
“In due”
“Ora controllo”

Pausa

“Sì abbiamo una doppia ma per quattro notti dal 27 al 31”
“Ah ottimo”
“Sì si è liberata di recente. Da dove chiamate?”
“Chiamo da Oderzo, provincia di Treviso”
“Ah ma allora siete i benvenuti qui alla House abbiamo un sacco di coppie e ragazzi di Treviso
“Ah…”
“Eh sì siete tra i nostri migliori clienti ehehehe”
“Ah…”
“Pensi che due coppie di Oderzo sono già il terzo anno che tornano”
“Ah….”
Vuole che prenoti?”
“No, guardi ci penso e magari la richiamo più avanti”

10/10
“Par che sto ano sie tornada Ibiza de bruto”
(Sembra che quest’anno sia tornata in auge Ibiza e di brutto)
“Ah sì?”
“I me a contà che el 1010 iera pien de Vips e de Recioni
(Mi hanno raccontato che il 1010 era pieno di Vip e di Sodomiti)
“Ah sì?”
“Sì sì bisogna che ghe torne, ho na voja de magnar che no te a idea”
(Bisogna che ci torni ho una voglia di mangiare incredibile)
“Mangiare?”
“Eh ciò pò, ho voja de far indigestion de eme-dì-eme-à e de eppi. E star fora come na bissa pa ‘na setimana
(Eh sì certo ho voglia di fare indigestione di droghe sintetiche MDMA e di Happy. E di uscire fuori di senno per una settimana)
“Ah sì?”
“Sì sì e se me capita fae anca un’orgia”
(Certo! E se mi capita faccio anche un’orgia)
“Ma dai?”
“Speren che no vae come l’ultima volta che l’ho anca ciapà aahahah”
(Speriamo che non vada come l’ultima volta che l’ho anche preso nel deretano)
“….”

RIFLESSIONI DI COPPIA IN UNA NOTTE D’AGOSTO
“Non c’è niente da fare. Sono convintissimo.
“…..frrrr….frrrr…”
Le Lego sono Weberiane e i Playmobil Durkheimeniani
“….frrrr…..frrrrr…”
“Il discorso è chiarissimo. I Playmobil sono un sistema sociale
dove l’ambiente che ritrovi in negozio, già pronto, contribuisce totalmente
alla nascita delle attitudini e delle interazioni dei pupazzetti in gioco”
“…..mhhh….mhhhh…frrrr…”
“Mentre le Lego si basano su un principio di massima razionalizzazione: produttività ed efficienza della costruzione.
Del resto quali erano le Lego più vendute? Ovvio! Quelle spaziali. Le LEGO le ha inventate Max Weber”
“…frrrr…..frrrr…”
“No, non ci siamo capiti. Io sono decisamente Parsonsiano perchè ho da sempre
coniugato LEGO e PLAYMOBIL, spesso unendoli in mondi impossibili”
“Maooooo…maoooo…”
“Ok gatta rompicoglioni adesso ti do da mangiare”

Scalda i cuori in attesa del sole: I Was Dancing With Boy George dei The Magic Cake

Polvere di Stelle – Terzo di Tre Atti

Posted by admin | Brodo | venerdì 4 Agosto 2006 11:56

Potrei raccontarvi di quanto sia divertente
farsi assaltare dalle zanzare a una festa di compleanno
al Baia Blu a Porto Santa Margherita.
Vestivo jeans Levi’s e t-shirt nera Evisu.

Potrei raccontarvi di quanto sia divertente
utilizzare il registratore vocale del Nokia
per registrare i propri peti al mattino.
E lanciare la riproduzione accanto a Maria Teresa Ruta
durante un buffet.
Edward De Bono sarebbe fiero di me.
Lateral Thinking.

Ma il terzo di tre atti merita di più.
Merita un tuffo nel passato.
Poco più di due anni fa.
Aprile di due anni fa.
Single da poco.
Triste.
Essere tristi a Trieste
è come avere caldo e andare a cercare refrigerio a Durban, Sudafrica.

Affogo ogni velleità malinconica nella storia tra Katia “Double P” (una cena pagata a chi indovina il perchè di questo nickname) Pedrotti e Ascanio.
Tifando per Tommaso Vianello da Venezia.
Tommy Vee.

Identificandomi in lui.
Immedesimandomi in lui.
Innamorandomi di lui.

Mi era successo solo per Rocco Casalino.
Idolo per palati fini.
Ma con Tommy è diverso.
Il sentimento è più forte.
C’è una componente “orgoglio venetista” in più.
Il suo eskimo G-Star l’ho cercato in ogni dove senza trovarlo.
Ho tentato persino un taglio di capelli simile.
Ma la cute-Diabolik non me lo permette.

Me ne devo andare da Trieste.
Cerco refrigerio alla casa delle Vestali.
Il mio monumento preferito.
Fori Imperiali.
Matteo, novello Nanni Moretti, mi guida per le strade di Roma.
Mostra di Paul Klee.
Mancava l’Angelus Novus
Mostra priva di senso.
Mostra dei Transavanguardisti.
Noia.
Giro di Librerie.
Noia.
Osteria in Piazza Trilussa.
Ritrovo con vecchi compagni di università.
Mi annoio.
Ho voglia di terra natia.
Ho nostalgia di Veneto.
V di Veneto.
Così recita il claim della nuova orrenda pubblicità della Regione,
fotografando una venezuelana che beve un drink in una discoteca famosa di Jesolo.

Devo dare una scossa.
E’ giovedì sera.

“Matteo mi porti a Cinecittà?”
“A far che?”
“Stasera sono 99 giorni che Tommy Vee è nella casa”
“Tommy chi?”
“Tommy Vee il dj veneziano, quello del Grande Fratello”
“Ah…”
“E c’è il 99% di possibilità che esca stasera”
“E noi cosa andiamo a fare?”
“Ad accoglierlo e a portarlo in trionfo. Ha bisogno di sentire
il calore di un accento famigliare. Me lo sento.”

Alle 20 e 30 parcheggiamo lo scooter a un ingresso laterale di Cinecittà.
Sorpassiamo la coda formata dai figuranti del pubblico.
Tre corriere da Napoli.
Saliamo la salita che porta alla “casa”.
“Guarda chi c’è”
Matteo mi indica una presenza statuaria, longilinea, un profilo aguzzo.
La riconosco.
E’ la madre che ho sempre sognato.
E’ la protagonista di ogni mio sogno televisivo.
E’ l’incubo di chi non è e non sarà mai:
a) ballerino
b) cantante
c) presentatore
d) tronista

E’ Maria.

Cammina staccata da terra.
Ha il viso dolorante della vergine.
E’ splendida nel suo essere Eva.

Accanto a me orridi figuri urlano.
“Maria ssei ggrande!”
“Maria vojo venì a Buona Domennica”
“Maria ssei la mejo”

Io mi avvicino.
La guardo.
Le dico:
“Volevo solo avere il privilegio di stringerle la mano”
Mi guarda negli occhi.
Con voce semi-roca da Darth Vader mi chiede:
“Come ti chiami?”
“Enrico”. Calcando sull’accento.
“Sei Veneto? Sei qui per Tommy?”
“Sì”
“Sei suo amico?”
“No, solo un suo fan”
“Fai bene, è una bella persona. Io ero in visita
alla casa e l’ho visto in forma”
E se ne va sorridendo.

Mi trema la mano.
Sotto la pioggia.
Prendo posizione sotto la G della scritta Grande Fratello.
Esce Tommy Vee e si mette ai giradischi.
Risuona “La Serenissima” per tutto l’ingresso.
E’ boato.
Matteo non capisce.
Io sì.
E sono felice.

Musica l’uscita: Narayan dei Prodigy feat. Kula Shaker